Questo era una frase abbastanza ricorrente che usava un mio professore delle superiori per interrompere il casino che eravamo soliti fare durante le sue lezioni. Quello che lo portava a usare questo intercalare non era tanto la possibile arrabbiatura nei nostri confronti quanto la frustrazione che provava a non venire ascoltato, a essere ignorato.
Questo breve cappello mi serviva per rendere più comprensibile la mia situazione emotiva nei confronti di quello che ai miei occhi sembra sempre di più un sopruso, ogni volta di più.
Per essere più chiaro, volevo parlare di cinema, avrei voluto parlare di un film in particolare, ma non posso, visto che è programmato in sole tre sale nella provincia.
Il film di cui avrei voluto parlare è “The Road”, tratto dall’omonimo romanzo di Cormack Mccarty –quello di Non è un paese per vecchi, per intenderci – ecco, appunto, avrei voluto parlarne ma questo è uno di quei film che, chissà per quale motivo, non è distribuito da una grossa casa cinematografica, come le Medusa, le Universal, le Paramount, quella roba lì, per intenderci.
The Road è distribuito dalla CDE, una di quelle case di produzione che vengono definite “indipendenti”, ma la CDE è la stessa casa di produzione che aveva distribuito “The Hurt Locker” che per chi non lo sapesse non è l’ultimo film di qualche regista armeno ma è quello che quest’anno ha vinto un fracco di Academy Award, gli Oscar per i profani.
Curiosamente, o forse no, anche a The Hurt Locker è toccata la stessa sorte di The Road, cioè non ha avuto una distribuzione tale da poter essere fruito da chi avrebbe voluto vederlo. Si è deciso di riproporlo nei cinema solo perché aveva vinto tutta quella fila di Oscar, robetta quindi.
E qui viene il nocciolo della questione che rimanda al titolo di questo post. Potrò anche passare per un fighetto che vuole fare l’intellettuale ma la questione per conto mio è ben diversa. Si tratta di garantire un diritto, quello di consentire alla gente di poter scegliere cosa vedere e non indirizzarla direttamente o indirettamente a vedere film di sicuro incasso, si tratta della solita questione dell’omologazione culturale, quella del “noi vi diciamo quello che dovete vedere, non dovete neanche più sforzarvi di scegliere”.
Non dico che i film prodotti da case indipendenti sono migliori, anzi, ma vorrei avere la possibilità di poter scegliere, di guardare e di giudicare.
Ecco, se avessi potuto vedere The Road magari avrei scritto che era una grossa boiata rispetto al libro (cosa che per altro ho già letto in qualche recensione), ma non potendolo vedere può solo aumentare la curiosità e la voglia di vederlo.
Alla faccia dei Prince of Persia e dei Sex & The City.
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