giovedì 9 dicembre 2010

Apr 13, 2013

Non si tratta di dormire al freddo, a quello ormai sono riuscito a farci l'abitudine, si tratta di dormire sotto un tetto. Il mio tetto. Ho incontrato un vecchio amico di famiglia, non pensavo di rivedere gente conosciuta, vecchi amici. Lui gira con un fucile a tracolla. E'l'unica cosa che gli è rimasta. Mi racconta di sua moglie, di suo figlio. Di come è sopravvissuto. Mi chiede se intendo restare. Gli rispondo che sono solo di passaggio. Non ho una meta, non ne ho mai avuta una, mi sono lasciato portare dalle emozioni, dai ricordi. Niente di più sbagliato. Questo non è il tempo dei sentimenti, del cuore. Questo è il tempo della pietra, bisogna essere come loro, le vere e uniche superstiti. Fredde e dure, si lasciano scalfire ma rimangono lì, impassibili. Io devo essere una roccia.

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Vestiti, le scarpe finalmente! Qualche utensile che mi può tornare utile. So benissimo che è pericoloso infilarmi tra le macerie di casa mia ma non mi interessa. Non ho niente da perdere. Camera mia è rimasta completamente sotterrata dal solaio sovrastante, ma lo studiolo che avevo ricavato nel seminterrato sembra soltanto un po' ammaccato. Lì ho fatto i miei primi lavori, lì sono rimasti molti dei miei libri. Cerco di recuperare il più possibile. Una volta fuori deciderò cosa tenere e di cosa liberarmi.

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Questa scatola non me la ricordavo. Non è mia. Eppure era in un cassetto della scrivania dello studiolo. Dentro ci sono le sue mail. Avevo stampato le sue mail perchè mi piaceva toccare le sue parole, quello che lei mi scriveva quando non ci potevamo vedere. Ne leggo una, poi un'altra, poi un'altra ancora. Vorrei fermarmi, ma di più vorrei urlare. La vorrei qui vicino a me, per potermi prendere cura di lei, come avrei sempre voluto.  

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