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Il paese degli immobili.
Ad un certo punto della tua vita
cominci a lavorare, i primi anni guadagni poco o niente, ti arrabatti cercando
di guadagnare almeno “quelli per i vizi” come si dice dalle mie parti. Poi
magari cominci a inserirti davvero nel mondo del lavoro, cominciano i primi
incarichi, le prime soddisfazioni. Magari con l’aiuto di qualcuno che è ben
disposto nei tuoi confronti e decide di intraprendere un percorso lavorativo in
comune. A quel punto, magari dopo un po’ di rodaggio, dopo aver visto che le
cose possono funzionare, decidi di fare un investimento e di comprarti uno
studio un po’ più grande, da fare come hai sempre sognato, per poter fare il salto
di qualità che ancora ti manca.
Tu sei giovane, i soldi
ovviamente non li hai, non ti puoi permettere una cifra simile per un simile
acquisto, ma per quello per fortuna ci sono i tuoi che ti aiutano e allora
cominci a guardarti in giro.
Qui in Liguria, nel Tigullio per
essere ancora più specifici, il mercato immobiliare è fermo e stagnante da
ormai tempo immemore. Se cerchi un appartamento, anche un primo piano senza
ascensore, non puoi mettere in conto di spendere meno di 200.000 €.
A noi va bene anche un locale commerciale, ma
le offerte non sono molte, non c’è mercato in queste zone, qui si specula, qui
si vive sulle seconde case.
Se fate un giro per il levante
ligure durante la bassa stagione noterete la maggior parte degli appartamenti
chiusi, non è difficile vedere intere palazzine con le tapparelle abbassate, in
attesa della stagione estiva che verrà. Insomma, dopo varie ed attente ricerche
ci ritroviamo per le mani due occasioni, un magazzino semicentrale con vetrine
ma quasi demolito e un piano rialzato in una zona leggermente migliore ma anche
questo da ristrutturare. Andiamo a sentire un notaio.
Il notaio ci spiega che se noi
vogliamo comprare il magazzino, al momento dell’atto dobbiamo pagare il 10% del
suo valore di acquisto come tassa, quindi se ipoteticamente lo acquistassimo a
150.000 €
ci sarebbero da aggiungere, solo di tasse, altri 15.000 €. Ma non basta. Ci
dice pure che l’Ufficio del Registro, che fa capo all’Agenzia delle Entrate è
obbligato a controllare ogni transazione che interessa gli immobili
commerciali, come questo, ed è obbligata a valutare la congruità del prezzo di
acquisto con il valore di mercato per un bene simile in quella zona. Dovete
sapere che l’Agenzia del Territorio pubblica ogni sei mesi una serie di tabelle
denominate OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) nelle cui si analizza il
territorio comune per comune in base sia alle transazioni registrate in quella
zona per quel dato periodo sia in base ai prezzi di mercato che vengono
applicati dalle agenzie immobiliari. E qui sorge il primo problema.
Mettiamo il caso che io riesca a
comprare questo magazzino di circa 50 metri quadrati a 100.000 €. Faccio il
contratto, pago i miei 10.000 € di tasse e sono tranquillo. Poi un bel giorno
mi arriva una raccomandata dall’Agenzia del Territorio in cui mi si dice che
per quel tipo di immobile che ho acquistato la il prezzo di mercato non è di
2.000 €/mq ma bensì 2.800 €/mq. E che quindi io avrei dovuto comprarlo ad
almeno 140.000 €. Per cui io devo all’erario la differenza che non ho pagato al
momento della stipula del contratto cioè 4.000 € più gli interessi.
Se noi invece optiamo per un immobile
residenziale le cose cambiano, in questo caso il 10% di tasse si dovrebbero
pagare sul valore catastale, cioè la rendita catastale rivalutata per un
coefficiente, insomma, su un abitazione popolare ci aggireremo intorno ai 2 – 4
mila euro e cosa ancora più importante, trattandosi di immobile abitativo
l’Ufficio del Registro non sarebbe obbligato a controllare sull’importo
dichiarato nell’atto di vendita.
Ora, a parte il piccolo esempio che vi
ho riassunto qua sopra, questa prima parte mi è servita per introdurre questo
argomento, che già da molto tempo volevo affrontare.
In questa ottima infografica de
linkiesta.it vengono riportati alcuni dati molto importanti sui quali vorrei
fare una breve riflessione. Nonostante la crisi fortissima dei prodotti
finanziari, in Italia il mercato immobiliare, nel confronto tra il primo
trimestre 2010 e il primo trimestre 2011, ha perso solo il 3,7% mantenendo i
prezzi di acquisto degli immobili quasi invariati, con fluttuazioni intorno al
punto percentuale, ciò dimostra che nonostante il mercato sia pressochè
stagnante il valore delle case non scende, anzi, in alcuni casi addirittura
aumenta.
Questo è il primo dato importante da
tenere presente, assieme alle 120.000 case nuove invendute, una cifra
arrotondata per difetto e anzi più vicina alle 150.000 unità, che
contribuiscono a mantenere alto il prezzo del mercato immobiliare. A queste
vanno aggiunte i 4,2 milioni di case sfitte o parzialmente inagibili che
potrebbero davvero sbloccare la questione degli alloggi soprattutto per i
giovani e le giovani famiglie.
Come combattere allora questa
stagnazione di mercato? Attingendo da quei famosi 4 milioni di appartamenti
mantenuti sfitti, creando un sistema nel quale il proprietario ha convenienza
ad affittare, e a farlo in regola. Ovviamente sarebbe ingiusto costringere
coloro i quali hanno una seconda casa a darla in affitto nel periodo di non
utilizzo, tuttavia in questi casi si potrebbe applicare un’aliquota maggiorata
sia per l’ICI che per l’IRPEF. Per chi invece volesse aderire a questo tipo di
sistema si potrebbero adottare tutta una serie di interventi come l’esenzione
totale dai redditi derivanti dai canoni di affitto, canoni di affitto che nel
caso di giovani e giovani coppie potrebbero essere calmierati, ad esempio da
300 a 600 € a seconda delle dimensioni dell’immobile; come si potrebbe
semplificare anche tutto il sistema per la registrazione dei contratti
locazione, anche qui eliminando tutti i diritti per l’evasione della pratica.
Basterebbero modelli unici semplificati in marca da bollo con il solo obbligo
di registrazione all’Agenzia delle Entrate.
Con poco si potrebbe creare un mercato
virtuoso di affitto, anche per brevi periodi, tipo 6 mesi, che permetta anche
ai più giovani di potersi rendere autosufficienti e nello stesso tempo di non
ritrovarsi a spasso una volta scaduto il contratto precedente contando in un
ampio mercato che garantisca sempre nuovi alloggi liberi a rotazione.
I comuni, soprattutto quelli più
grandi e quelli maggiormente interessati dalla presenza di seconde case,
avrebbero l’onere di controllare le effettive residenze dichiarate sul loro
territorio e di conseguenza avrebbero a loro destinati tutti i proventi di
questi controlli.
Come sempre più delle leggi e delle
imposizioni è necessario un cambio di mentalità e forse non saremo mai come la
scandinavia, probabilmente le storture e le ingiustizie nel sistema
continueranno a rimanere, ma come sempre sarebbe stupido non provarci.
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