lunedì 1 ottobre 2012

Moonrise Kingdom

Certe volte capita di trovare un quadrifoglio, a me non è mai successo, ma ad alcuni senz’altro. Capita di restare fermi, sospesi, sorpresi. Per un quadrifoglio, per un paesaggio, per una persona, per una frase, un film.

A me è successo alla fine di Moonrise Kingdom. 


Non capita spesso di vedere pellicole del genere, non capita perché nessuno, o troppo pochi in realtà, si prende la briga più di raccontare le favole. Forse perché non ce le ricordiamo più, perché non abbiamo più tempo di raccontarle, perché non le sappiamo più raccontare, forse perché non abbiamo più fantasia.

In ogni modo, questa è una favola con tutti i crismi, un delizioso piccolo gioiello che spero non passi inosservato. 

Sono gli anni ’60 ma non è importante, come non è importante il luogo, o meglio, lo è, ma rimane vago, sebbene fondamentale per la storia.

Ciò  che rende speciale questo film non è la storia in se, quanto il modo di raccontarla, Wes Anderson e la sua regia fanno miracoli, ma non si deve dimenticare la splendida fotografia, i costumi, passando per la colonna sonora, che accompagna lo spettatore più che i dialoghi, già ridotti all’essenziale.

È il modo migliore per raccontare una favola, e i dialoghi scarni sono anche la dimostrazione che per appassionarci ad una storia a volte basta qualche immagine e una musica adatta.

Certo, avere interpreti del calibro di Bruce Willis, Edward Norton, e Bill Murray aiuta e non poco, ma ripeto, questo film, questa storia, sono talmente ben costruiti, ben amalgamati, da rendere quasi ininfluenti tanti aspetti che in tante altre produzioni sono molto più rilevanti nella buona riuscita del prodotto.

lui è la chiave di tutto
Quindi non resta molto da dire, se non che rimane ogni volta l’amarezza di sapere che produzioni di questo genere in Italia avranno una distribuzione minima e passeranno ingiustamente inosservati.

Il trailer.


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