lunedì 20 agosto 2012

Moneyball


C’è voluto un po’ di tempo per tornare a raccontare qualcosa di interessante, poi fa caldo, uno suda, perde la voglia di fare roba.
Ne ho approfittato in questa breve settimana di ferie (non qui sul blog, che sono assente da molto più tempo) per togliermi questa curiosità di vedere Moneyball.

È un film che parla di baseball e rientra nel grosso filone di cinema sportivo in cui gli americani sono tanto bravi, da “Any given SundayI”  al pur mediocre “The replacement” dove comunque c’erano Keanu Reeves e Gene Hackman. Ma in questo caso non si parla di  football bensì di baseball e della storia (vera) di Billy Beane, General Manager degli Oakland A's, una piccola squadra che grazie ai suoi talent scout riesce a combattere con le compagini più blasonate, più forti ed enormemente più ricche.

Tony Beane è un Brad Pitt in ottima forma, senza fronzoli, senza menate, bravo davvero in questo ruolo. Giovane promessa del baseball (Tony Beane, non Brad) viene “illuso” dai talent scout che lo ingaggiano per una grande società professionistica facendolo rifiutare una borsa di studio per una grande università americana. Il ragazzo però non riesce a sfondare nella major league, non riesca a reggere la pressione ed è molto al di sotto delle aspettative di quanti lo avevano ingaggiato. Decide così di lasciare il campo e dedicarsi alla gestione delle squadre, diventando così un buon GM, che porterà gli Oakland A's a combattere per il campionato fino all’ultima partita, che fino ad ora non è mai riuscito a vincere.

Trovandosi così a cedere i quattro giocatori più forti, ingaggiati dalle big del campionato, deve ricostruire una squadra da zero e non potendo spendere molto. Tutto cambia quando incontra quasi per caso Peter Brand, un ragazzo neolaureato in economia a Yale, che gli propone una teoria rivoluzionaria per selezionare i giocatori da mettere in squadra. Il fatto è che seguendo i consigli di Peter si dovranno mettere in discussione anni e anni di selezione e di selezionatori, ma a Tony l’idea piace e decide di provare.

..so call me maybe..
Come è facile le cose non vanno come dovrebbero, anche perché il progetto che sulla carta sembra possibile si scontra con la mentalità e con gli schemi di gioco dell’allenatore Art Howe (un Philip Seymour Hoffman un po’ troppo trascurato ma che fa sempre il suo). Poi quando sembra andare tutto storto come nelle migliori fiabe c’è la svolta inaspettata e il lieto fine. Beh, lieto fine non so, ma non voglio raccontare oltre della storia che se non l’avete ancora vista (in italia ha avuto pochissima diffusione) magari poi vi rovino tutto.

Solo due o tre cose per chiarire la qualità del prodotto. A produrre il film c’è la coppia Sorkin-Rudin a cui si aggiunge Brad Pitt che intuendo il felice risultato della pellicola ha deciso di metterci qualche dollaro pure lui. C’è tanto Sorkin nella scrittura, lo si vede subito, ma ci piace, non se ne ha mai abbastanza. Poi certo, ci sono tante cose che magari ad una prima visione per chi come il sottoscritto non conosce molto bene le regole e il mondo del baseball si fa un po’ fatica a capire, niente di trascendentale comunque.

Poi ci sono due scene, molto simili tra di loro, una verso metà ed è quella che vi farò vedere, l'altra è alla fine e svela il finale, tutte e due però fanno solo venire i lacrimoni.




Questo è il trailer.

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