Non vorrei passare per il solito disfattista bastian contrario che cambia opinione a seconda di come gira il vento. Se avrete questa impressione me ne rammarico, ma infondo non me ne interessa più di tanto.
Oggi, quasi per caso ho letto questo utilissimo articolo su il Post, riguardante i quattro quesiti referendari del prossimo 12 e 13 giugno. Per la prima volta sono riuscito a capire realmente di cosa stiamo parlando e ne sono uscito distrutto.
Distrutto perché in realtà mi sono accorto che le questioni, come spesso accade, sono sempre più complicate di come ce le fanno sembrare. Ora vi dico quello che ho capito.
Referendum n°1 e n°2.
Questi sono i famosi “REFERENDUM SULL’ACQUA PUBBLICA”, in realtà trattano esclusivamente della gestione degli acquedotti, quindi dei tubi, dei pozzi di raccolta, della rete di distribuzione, non di quello che ci passa dentro, l’acqua appunto. Quella rimane e per fortuna rimarrà un bene di tutti e su questo per il momento non si discute.
Il quesito n°1 tratta più nello specifico delle norme che, a partire da questo anno, obbligano le amministrazioni comunali ad affidare in gestione a privati le reti di distribuzione idriche, si dispone cioè di affidare una percentuale, sempre maggiore con il passare degli anni, di proprietà a società private o partecipate, tramite una regolare gara d’appalto.
Se il referendum non passa le cose non cambiano, cioè è il comune che deve farsi carico della manutenzione o decidere autonomamente, come peraltro già succede, di affidare la gestione a società terze.
Cosa votare a questo punto? Sinceramente non lo so, dal mio punto di vista si possono trovare aspetti positivi e negativi in ognuna delle due soluzioni quindi probabilmente penso di non ritirare nemmeno la scheda.
Il referendum n°2 tratta invece delle tariffe da applicarsi in base al capitale investito, cioè se un’azienda investe 100 nel’ammmodernamento o anche solo nella manutenzione della rete idrica che ha in gestione, con la legge proposta ha il diritto di avere un profitto sulla tariffa fino ad un massimo del 7% su quello che ha investito. Se il quesito raggiunge il quorum e vincono i sì, per i privati non sarà più possibile chiedere una tariffa con il 7% di guadagno ma anzi i gestori delle reti che vorranno fare investimenti lo dovranno fare a fondo perduto, quindi senza guadagno. È chiaro che nessun privato avrebbe convenienza in un tale regime di mercato così i comuni sarebbero costretti a riacquistare le quote già emesse e ad intervenire nella manutenzione degli impianti con costosi aggravi nei bilanci.
In poche parole se da una parte i privati chiedono un compenso (legittimo) per la manutenzione delle reti, dall’altra parte, se vincessero i sì al quesito n°2, i comuni sarebbero costretti ad indebitarsi in maniera ulteriore di quella che già sono e saranno costretti a chiedere la differenza ai loro cittadini attraverso nuove imposizioni fiscali. Morale della favola, i soldi ci vogliono, da una parte o dall’altra.
Cosa votare? Credo che la scelta più sensata sia votare no o non ritirare la scheda. Non avrebbe senso, in tempi di crisi economica, costringere i già disastrati bilanci dei comuni italiani a sostenere una nuova spesa (ricordiamolo, a fondo perduto, cioè senza alcun ritorno economico) per poi ottenere un servizio peggiore di quello attuale.
Referendum n°3.
- Ci siamo, il nucleare.
- No, per niente.
- Ma come, il referendum n°3 non è quello sulle centrali nucleari? Io non le voglio ‘ste cazzo di centrali.
- No, il ref. n°3 non parla delle centrali nucleari.
- Come no? E di che parla allora?
Il referendum n°3, dopo la pronuncia della cassazione, parla anche di nucleare, ma più precisamente della strategia energetica nazionale. Cioè ci viene chiesto se vogliamo o meno che il governo nei prossimi anni imposti un programma che:
“individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali”
Come vedete ci sta dentro un po’ tutto lo scibile umano e quindi anche il nucleare, ma in realtà non se ne fa menzione specifica, quindi, come spiega bene l’articolo sul Post, nulla vieterebbe ad un nuovo futuro governo predisporre un nuovo piano per l’energia nucleare.
Questo quesito quindi, come quello per il legittimo impedimento, cioè il n°4 che vedremo tra poco, ha nella realtà dei fatti un mero valore politico, dato che essendo già in vigore la moratoria sul nucleare nei fatti non accadrebbe nulla. Una vittoria dei sì avrebbe in ogni caso un valore simbolico, come già detto puramente politico, di cui certo il governo, questo o i futuri, dovranno sempre tenere conto.
Cosa votare? Eh, altra bella questione. Se si parlasse esclusivamente di nucleare sarei fermamente convinto per il sì per i motivi che avevo già spiegati qui. Ma in questo caso, con questa formulazione, quali basi, quali conoscenze ho io per impedire lo sviluppo di un piano nazionale per la produzione di energia? L’energia si può ottenere in tanti modi, anche con le rinnovabili, quindi votando sì potrei fermare anche una cosa positiva. A questo punto credo che anche in questo caso non ritirerò la scheda.
Referendum n°4, legittimo impedimento da parte del Pres del Cons e dei ministri a comparire in udienza in tribunale.
Come per il n°3, con l’intervento della Cassazione sulla legge omonima, si va a votare un quesito che in realtà riveste un puro significato politico.
Già, perchè la Cassazione ha stabilito che è il giudice che deve decidere se l’impedimento è “legittimo” quindi la questione sarebbe chiusa lì, bon, finita.
Ma visto che ci si deve esprimere, e visto che a questo punto vogliamo vedere come va a finire se vincono i sì e si raggiunge il quorum io vi dico che andrò e voterò sì, giusto per vedere cosa succede, anche se ho capito che nella realtà delle cose non cambierà nulla.
Bon, io un po’ di cose penso di averle capite, non so voi da quello che avete letto, in ogni caso per come la vedo io è sempre bello quando si è chiamati ad esprimere un parere su qualcosa, meglio non perdere l’occasione.
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