Siamo un paese di santi, poeti e navigatori, ma se c'è da mettere a posto un'infrastruttura non perdiamo mai l'occasione per creare del casino.
Andiamo in Giappone e diciamo "Oh, ma che figata quei treni che vanno a 350 Km/h, in un attimo sei dall'altra parte del paese", oppure quando facciamo il canale della manica "Oh, ma che figata, in un ora sei dall'altra parte".
Tutto è più bello all'estero, più efficiente, più pulito, più puntuale, qui da noi fa tutto schifo.
Ma non è che il problema siamo noi? Il nostro senso civico, il nostro senso di Stato? Sempre pronti a criticare tutte le brutture, le cose che non vanno ma mai propositivi mai collaborativi quando si presentano occasioni irripetibili. E così sacrifichiamo le poche possibilità che ci si offrono per migliorare il nostro paese per interessi particolari, privati. Egoismi che a ogni tornata elettorale o per qualsiasi interesse politico vengono estremizzati, continuando a metterci uno contro l'altro, confermando ancora quell'antico adagio del dividi et impera.
Per questo non posso che essere in disaccordo (sto usando un eufemismo) con i contestatori della TAV. Già qualche anno fa, non ricordo bene, il sindaco Chiamparino proponeva una manifestazione di quella famosa maggioranza silenziosa che era favorevole alla TAV, non si è riuscito a fare nulla per colpa della politica.
Usare la forza non è mai una soluzione condivisibile, soprattutto quando se ne abusa, soprattutto in un paese come il nostro. C'è anche da tenere presente che in altri paesi probabilmente l'opera sarebbe stata fatta senza troppi problemi, giusto perchè era di "interesse nazionale". Qui no. Qui serve la forza armata a presidiare i cantieri, serve l'esercito a togliere la spazzatura e a presidiare le discariche, servono le scorte ai compattatori dei rifiuti.
Usare la forza in questi casi è necessario, per non piegarsi ai particolarismi di una minoranza, per non rimanere isolati, per non perdere ancora una volta, un treno che passa una sola volta.
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