lunedì 25 luglio 2011

Letture/20

Piccola rubrica di letteratura, senza pretese.



Non è così raro racconti così profondamente legati con il territorio, con le città in cui sono ambientati e questo ne rispetta i canoni classici. In questo caso si parla di Latina, ovvero l’originaria “Latina Littoria”, orgoglio del fascismo che riuscì a strappare terra alle paludi con le opere di bonifica dell’agro-pontino. Ma non è solo la storia di una città, è la storia di un ragazzo, di una famiglia e dell’Italia tra gli anni sessanta e settanta.

Il protagonista, Accio Benassi, subisce, suo malgrado le volontà e così le decisioni della sua famiglia, inizialmente viene spedito in seminario, visto che il padre lo voleva prete, lì Accio diventa un eccellente conoscitore del latino, ma dopo qualche anno capisce che non è li il suo posto e decide di abbandonare la vita ecclesiastica nello sconforto dei suoi famigliari, che avrebbero dovuto una bocca in più da sfamare.

Accio così va alle superiori e viene costretto ad iscriversi a geometri, anche se lui avrebbe voluto fare il liceo classico, ma si sa, le decisioni non è lui a prenderle. In quegli anni, siamo nella prima metà degli anni ’60, si avvicina al mondo di destra, del movimento giovanile del MSI e non impiega troppo tempo a diventare segretario giovanile di Latina.

Seguono così anni turbolenti, di scorribande e scazzottate, tra “rossi” e “neri”, gli anni dell’autostop e dei primi amori. L’importante era non diventare democristiano.

Poi qualcosa cambia, e Accio viene espulso dal MSI perché “non più coerente con la linea del partito”, ma in lui rimane intatto quello spirito rivoluzionario che lo portava ad essere sempre in prima fila quando c’era da menare le mani, perché in fondo lui quello sapeva fare.

Suo fratello maggiore, intanto, era diventato un pezzo grosso in uno dei tanti movimenti di sinistra che stavano nascendo negli anni vicini al ‘68 e così Accio, quasi per caso, partecipa ad una di queste riunioni e sia accorge che molti principi, molte idee che venivano esposte in quella sede non erano poi così dissimili da quelle che aveva ascoltato agli inizi, appena entrato nel movimento giovanile.
E’ la storia di un percorso, giusto o sbagliato che lo si voglia giudicare, che può avvenire nel corso di una vita.

Mi sono interessato a questo libro ripensando alla recente storia politica italiana, su questo blog ne ho scritto diffusamente, soprattutto per il caso di Fli. Pennacchi è stato pesantemente contestato sia da destra che da sinistra visto che alle ultime amministrative a Latina, la sua città, ha appoggiato un candidato di Futuro e Libertà (il candidato ha preso poi pochissimi voti).

Ma il punto è semmai se ci è ancora concesso cambiare idea senza essere tacciati di opportunismo o di essere dei voltagabbana, di non avere tradito degli ideali, se è ancora possibile dissentire dalla maggioranza, o meglio se è ancora possibile, essendo maggioranza, accogliere idee dello schieramento opposto senza creare per forza uno scandalo, senza nascondersi dietro la solita scusa del “la gente non capirebbe”. 

Ma per capire bisogna ascoltare e non è sempre così scontato.

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