lunedì 12 settembre 2011

Contagion

Premessa: siete paranoici? vi fate facilmente impressionare? soffrite di ipocondria?

Ecco se avete risposto sì ad almeno una delle domande qui sopra sarebbe meglio che non andaste a vedere questo film. Soprattutto il consiglio è quello di evitare i primi venti minuti. Questo breve lasso di tempo basta e avanza per metterti addosso tutta l’ansia e tutta la paranoia possibile che serve per arrivare fino alla fine della pellicola. Il trucco è proprio questo, spaventarti, sconvolgerti, forse sarebbe meglio dire renderti insicuro, instabile, perché è proprio l’insicurezza, il “non sapere” che ti rende vulnerabile, quello che spaventa.


La storia poi non è nemmeno così tanto coinvolgente alla fine dei conti, un virus sconosciuto colpisce una donna (Gwyneth Paltrow, la si apprezza soprattutto nella scena delle convulsioni e in quella dell’autopsia) e si diffonde in maniera esponenziale in tutto il mondo. Gli eventi vengono però mostrati dal punto di vista delle varie agenzie per la sicurezza come l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) per cui lavora una insipiente Marion Cotillard, doppiata in italiano con un insopportabile erre francese che ti fa venire voglia di contrarre il virus e farla finita, ma che per fortuna viene relegata ad un ruolo defilato e comprensibile a fatica.

La parte americana viene analizzata dal CDC (Centere for Disease Control) con un Lauren Fishburne imbolsito che però fa il suo senza esagerare considerando il cast di prime donne che non è ancora finito.

Il cast appunto, c’è Matt Damon, il marito della Gwinet, che interpreta il marito cornuto che però è immune alla malattia e che si sbatte per sopravvivere in quel mondo sconvolto dall’emergenza, fa il suo pure lui, ma a me è sempre stato sulle balle, quindi non mi dilungherei molto a parlarne in maniera meritoria.

Ah, stavo quasi per dimenticarla, c’è pure Kate Winslet, muore, pure lei, sì, e nemmeno troppo bene se proprio lo volete sapere, ve lo dico prima così vi mettete il cuore in pace. Lei è una dottoressa del CDC inviata “sul campo” nella zona del primo focolaio della malattia, organizza tutto per benino, indaga, si sbatte tantissimo, ma poi muore. Succede.

faccio cose, vedo gente
E poi Lui, l’Insopportabile, quello che proprio ti mette le mani nel sangue, Jude Law. In questo film ha pure i denti storti, messi male, non so, se possibile è ancora più insopportabile del solito. Lui fa la parte del blogger, quello che aveva capito tutto dall’inizio (oppure no?), quello che conosceva la cura prima di tutti (oppure no?), quello che si batte contro il sistema, brrr mi vengono i brividi per quello che ho appena scritto, perché è tutta una congiura delle case farmaceutiche e bla bla bla, una specie di grillino insomma, o di Giulietto Chiesa, come preferite.

Come in tutti i film di Soderbergh ci sono i casinò e soprattutto c’è lo spiegone finale, che non serve poi a molto perché tanta roba l’avevano già detta a metà film. Di molto bello c’è la fotografia, curata, pulita, precisa, fatta a modo e la colonna sonora, che in certi momenti ricorda quella di “The Social Network”, ma va bene così, anzi, ce ne fossero.

Ok, quindi il film è bello, andatelo a vedere e ricordatevi sempre che in un giorno ci tocchiamo la faccia dalle 2000 alle 5000 volte, così, tanto per saperlo.

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