Devo ammettere che l’entusiasmo
iniziale, quello dovuto ai primi trailer era andato scemando e fino a poco
prima di vederlo si era insinuato un briciolo di scetticismo, nonostante i
commenti positivi che si trovavano su internet. Alla fine invece ero molto
soddisfatto, divertito e sorpreso di come ancora una volta JJ Abrams sia
riuscito a confezionare un ottimo film.
La storia è quella di quattro
amici che vogliono girare un piccolo film sugli zombie ma non è solo questo,
certo, è il canovaccio di base sul quale si sviluppa tutta la pellicola ma poi
sopraggiungono altri livelli, altre storie che si sovrappongono e si
intrecciano.
C’è il bel racconto della prima
cotta per una ragazza, in questo caso interpretata dalla bravissima Elle
Fanning (sorella della più nota Dakota), che avevamo già visto in Somewhere di
Sophia Coppola, ma c’è anche il pezzo forte che caratterizza molte delle
produzioni di JJ Abrams, il mostro.
Per chi ha seguito un po’ la produzione del nostro amico JJ ormai conoscerà benissimo il suo modo di interagire con il pubblico e di creare la suspance adatta. Mi spiego meglio, in ogni suo film o serie tv in cui c’è la presenza di mostri, questi non vengono mai mostrati subito al primo impatto allo spettatore. Si vedono i danni che provoca, si intravede qualche sua parte di corpo, si sentono i rumori, i suoni che emette ma non lo si vede mai chiaramente, lo si percepisce, ma non si ha mai bene l’impressione con chi o cosa si ha a che fare. In Lost, per chi lo ha seguito un po’, c’era questa specie di nuvola di fumo, che fino alle ultime serie non è mai stata mostrata appieno, si vedeva quando sradicava gli alberi, quando faceva rumore, si vedevano le sue vittime ma di lei non si sapeva niente. In Star Trek si va più diretti al sodo, cioè il mostro si vede quasi subito, ma non benissimo, anche qui ci vuole un po’ ma è tutto molto più veloce. E ora arriviamo al dunque. Cloverfield.
Super 8 potrebbe essere
l’evoluzione di Cloverfield, una sua rielaborazione se vogliamo, visto che il
primo si svolge negli anni ’70 e il secondo ai giorni nostri, ma i due film
hanno molte affinità e certo, anche qualche differenza.
In entrambi troviamo gruppi di
amici che vengono loro malgrado travolti dagli eventi ed entrambi i gruppi
raccontano la loro storia tramite il filmato di una videocamera. C’è un mostro
di cui non si sa nulla, ma poi in Super 8 si riesce a capire un po’ di più sul
suo conto, mentre in Cloverfield la sua comparsa rimane un mistero e in tutti e
due i film c’è l’esercito che da la caccia al mostro. C’è persino una vaga
somiglianza tra i due mostri.
Se ci si spinge più in la con
l’immaginazione si può perfino azzardare una certa somiglianza anche con
“District-9” visto che in entrambi i casi i mostri cercano di riparare la loro
navicella con oggetti di uso quotidiano per tornare a casa, ma ripeto, questo è
un semplice esercizio di stile e quindi potrebbe benissimo essere un caso.
Ma quello che differenzia Super 8
da tutti gli altri film citati e che forse rivela lo zampino di Steven
Spielberg è che lo si potrebbe definire una favola moderna, con i mostri i
morti e tutto quanto, ma in ogni attimo, in ogni sequenza di girato c’è una
sensazione che traspare, un qualcosa che ti trasmette la sensazione che
comunque alla fine andrà tutto bene, un qualcosa di rassicurante. Non a caso
c’è il lieto fine, che se da una parte potrebbe lasciare delusi e
insoddisfatti, dall’altra regala un sincero momento di felicità.
Ancora una volta gran parte del
merito della riuscita del film va data anche a Michael Giacchino, che segue
come un ombra JJ Abrams in ogni sua avventura, per quanto riguarda la colonna
sonora e non sarà un caso se fino ad ora insieme non hanno mai sbagliato un
colpo.
Insomma, grandi effetti speciali
per un film che forse non sarà destinato a vincere premi o riconoscimenti vari
ma che sicuramente rimarrà nella memoria di tutti quelli a cui piace il cinema,
quello fatto bene.
Per chi ancora non lo avesse visto, qui c'è il trailer.
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