- “Ciao, sono Ryan Gosling e quest’anno voglio vincere l’Oscar”
- “Ciao Ryan, piacere di
conoscerti, ma ci speri davvero? No, perché nei film che hai fatto quest’anno
hai sempre la stessa espressione”
- “Ma è proprio per quello che dovrebbero premiarmi!”
- “Senti, noi non ci conosciamo
bene, ma lasciati dare un consiglio, lascia stare”
-“Dici sul serio? Guarda che io sono bravino, non so se te ne sei
accorto. E’ stato George a volermi nel suo film”
- “Sì, lo so, anche George ogni
tanto fa le sue cazzate, c’è da capirlo, prima la Canalis, ora con quella
biondona del wrestilng, pure io penserei a dell’altro piuttosto che ai film”
espressione contrita (ndr) |
- “Ryan, tranquillo, è solo un’intervista, io faccio le domande e tu rispondi, chissà quante ne avrai fatte, voglio dire, sei figo, lo sappiamo tutti, quindi non te la prendere se ti punzecchio un po’”
- “Ah, ok, sai, nonostante tutto sono un ragazzo sensibile”
- “Certo, certo, ci avrei
scommesso”
- “Ma insomma il film ti è piaciuto?”
- “E a me lo chiedi? Ti ricordo
che dovrei essere io a fare le domande”
- “Sì, ma era per sapere, sai, quest’anno vorrei vincere l’Oscar...”
- “Lo so, lo so, me lo hai detto poco fa...”
- “E’ che ci tengo davvero...” (espressione sofferente ndr)
espressione sofferente (ndr) |
- “Dai, per favore, dimmi qualcosa sul film, dimmi che è bello, che sono
bravo, che quest’anno vinco l’Oscar, dai, ti prego, dimmelo!!”
- “Senti, ora me ne vado in
redazione una quindicina di minuti, butto giù due righe e poi te le vai a
leggere sul Blog, ok? Poi semmai mi chiami e ne riparliamo, ok?”
- “Oh, grazie, tante grazie davvero Gary, sei il migliore, ti posso
chiamare Gary, vero?”
- “Sì, sì, tranquillo..”
- “Allora aspetto di leggere il tuo post e poi magari ne riparliamo, eh?
Che ne dici? Perché sai, io quest’anno lo vorrei vincere davvero l’Oscar..”
- “Sì sì, ho capito, scusa ma ora
devo proprio andare..”
- “Sicuro che non puoi restare ancora un po’?”
- “No Ryan, guarda, una
giornataccia, devo proprio andare..”
- “Come ti capisco Gary, sai pure a me capitano le giornate storte, poi
adesso che vorrei vincere l’Oscar..”
- “Vabbè, ciao Ryan”.

Le premesse c’erano tutte: il
cast di prim’ordine, con la coppia Philip Seymour Hoffman e Marisa Tomei che si
ritrovava dopo il memorabile “Onora il padre e la madre”, Jeffrey Wright anche
lui già visto in Syriana, Paul Giamatti, la sempre bellissima Evan Rachel Wood
anche conosciuta come “la principessa della Louisiana” per chi segue True Blood
ed infine il biondo Ryan Gosling. Quindi, il cast era perfetto, la fregna c’era
pure quella – anche se bisogna segnalare il disperato tentativo di imbruttire
senza riuscirci la sempre più splendida Marisa Tomei – e quindi si poteva
partire con il botto, da stenderci tutti.
E invece no.
Perché il film parte piano ma
benino e uno si aspetta poi il colpo di scena, una svolta inaspettata, e invece
niente, si continua avanti così per tutta la durata del film, senza sbalzi, un
adagio senza troppo brio. Persino la colonna sonora sembra imbastita senza
troppa cura, invadente, a tratti persino inopportuna.
Ci si aspettava un film tecnico,
procedurale, con la sua storia, il suo canovaccio certo, ma che ci portasse
ancora una volta nei meandri della politica americana, così come ci ha abituato
– evidentemente troppo bene – The West Wing. La politica invece rimane
marginale, come un rumore di fondo, mentre la storia prende una piega più
drammatica ed oserei dire più scontata. Con il giovane e rampante Gosling,
brillante addetto stampa del Governatore Morris candidato alle primarie
democratiche e di conseguenza alla Casa Bianca, che viene sopraffatto dalla sua
arroganza e per questo cacciato dalla campagna. Ma nel frattempo il buon Ryan
ha fatto colpo su una stagista, la bella Molly, che dopo una notte insieme
riceve una misteriosa telefonata. Il nostro Gosling, incuriosito, scopre per
caso la relazione tra il Governatore Morris e la giovane stagista che crolla e
confessa di aspettare un figlio.
Come viene sottolineato in uno
dei pochi dialoghi decenti del film “come
candidato alla presidenza puoi fare
andare in bancarotta il tuo stato, dichiarare guerra, uccidere gente, ma non
scoparti una stagista” ed in fondo è questo il succo del film, il ricatto
del bel Gosling, vistosi fatto fuori per un suo sbaglio e rientrato al comando
della campagna grazie al piccolo segreto di cui era a conoscenza.
A pensarci bene “Le idi di Marzo” è un titolo quanto mai
azzeccato in quanto poi si tratta di un film di ricatti e vendette private, in
cui si mostra come l’onestà, l’integrità, l’etica, sono solo parole prive di
significato quando si tratta di fare i conti con un traguardo più grande, con
l’orizzonte del Potere e che persino i candidati più integri, incorruttibili,
se messi alle strette, con la previsione di perdere tutto ciò che avevano
previsto per il loro futuro, devono scendere a compromessi per raggiungere i
loro obiettivi.
Insomma, ci si aspettava molto di
più, ci si aspettava un film da Oscar ma non credo che riuscirà a ottenere
molti riconoscimenti, però a confronto con la programmazione attuale è davvero
grasso che cola e quindi tutto sommato è un film che bisogna vedere se piace il
genere.
Lasciatemi dire due cose infine
su Ryan Gosling, sì, ancora lui, abbiate pazienza, ma è evidentemente uno dei
più quotati candidati per il Migliore Attore Protagonista ai prossimi Academy
Awards, non tanto per questo film quanto per Drive, un piccolo gioiellino di
cui non sa quasi niente nessuno visto che non è stato praticamente programmato
nelle sale italiane ma di cui mi riprometto di parlare perché ne vale veramente
la pena di andarselo a vedere.
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