sabato 31 dicembre 2011

Le idi di marzo


- “Ciao, sono Ryan Gosling e quest’anno voglio vincere l’Oscar”
- “Ciao Ryan, piacere di conoscerti, ma ci speri davvero? No, perché nei film che hai fatto quest’anno hai sempre la stessa espressione”
- “Ma è proprio per quello che dovrebbero premiarmi!”
- “Senti, noi non ci conosciamo bene, ma lasciati dare un consiglio, lascia stare”
-“Dici sul serio? Guarda che io sono bravino, non so se te ne sei accorto. E’ stato George a volermi nel suo film”
- “Sì, lo so, anche George ogni tanto fa le sue cazzate, c’è da capirlo, prima la Canalis, ora con quella biondona del wrestilng, pure io penserei a dell’altro piuttosto che ai film”
espressione contrita (ndr)
- (espressione contrita ndr) “Senti un po’, non ho ancora capito se parli seriamente o mi stai prendendo in giro, stai attento, c’ho la fisicata io”
- “Ryan, tranquillo, è solo un’intervista, io faccio le domande e tu rispondi, chissà quante ne avrai fatte, voglio dire, sei figo, lo sappiamo tutti, quindi non te la prendere se ti punzecchio un po’”
- “Ah, ok, sai, nonostante tutto sono un ragazzo sensibile”
- “Certo, certo, ci avrei scommesso”
- “Ma insomma il film ti è piaciuto?”
- “E a me lo chiedi? Ti ricordo che dovrei essere io a fare le domande”
- “Sì, ma era per sapere, sai, quest’anno vorrei vincere l’Oscar...”
­- “Lo so, lo so, me lo hai detto poco fa...”
- “E’ che ci tengo davvero...” (espressione sofferente ndr)
espressione sofferente (ndr)
- “Su, su, non fare così, ti capisco, anche io volevo vincere alla BlogFest, ma che vuoi farci..”
- “Dai, per favore, dimmi qualcosa sul film, dimmi che è bello, che sono bravo, che quest’anno vinco l’Oscar, dai, ti prego, dimmelo!!”
- “Senti, ora me ne vado in redazione una quindicina di minuti, butto giù due righe e poi te le vai a leggere sul Blog, ok? Poi semmai mi chiami e ne riparliamo, ok?”
- “Oh, grazie, tante grazie davvero Gary, sei il migliore, ti posso chiamare Gary, vero?”
- “Sì, sì, tranquillo..”
- “Allora aspetto di leggere il tuo post e poi magari ne riparliamo, eh? Che ne dici? Perché sai, io quest’anno lo vorrei vincere davvero l’Oscar..”
- “Sì sì, ho capito, scusa ma ora devo proprio andare..”
- “Sicuro che non puoi restare ancora un po’?”
- “No Ryan, guarda, una giornataccia, devo proprio andare..”
- “Come ti capisco Gary, sai pure a me capitano le giornate storte, poi adesso che vorrei vincere l’Oscar..”
- “Vabbè, ciao Ryan”.


Quando entri in sala e aspetti che si abbassino le luci ti aspetti un film con dialoghi intelligenti, arguti, spiazzanti, crudi; con intrighi di palazzo, sotterfugi, soffiate, spionaggi. Una figata insomma. D’altronde ultimamente George ci aveva abituati bene con Syriana prima e con Michael Clayton poi e quindi ci si aspettava che si continuasse su questa riga.

Le premesse c’erano tutte: il cast di prim’ordine, con la coppia Philip Seymour Hoffman e Marisa Tomei che si ritrovava dopo il memorabile “Onora il padre e la madre”, Jeffrey Wright anche lui già visto in Syriana, Paul Giamatti, la sempre bellissima Evan Rachel Wood anche conosciuta come “la principessa della Louisiana” per chi segue True Blood ed infine il biondo Ryan Gosling. Quindi, il cast era perfetto, la fregna c’era pure quella – anche se bisogna segnalare il disperato tentativo di imbruttire senza riuscirci la sempre più splendida Marisa Tomei – e quindi si poteva partire con il botto, da stenderci tutti.

E invece no.

Perché il film parte piano ma benino e uno si aspetta poi il colpo di scena, una svolta inaspettata, e invece niente, si continua avanti così per tutta la durata del film, senza sbalzi, un adagio senza troppo brio. Persino la colonna sonora sembra imbastita senza troppa cura, invadente, a tratti persino inopportuna.

Ci si aspettava un film tecnico, procedurale, con la sua storia, il suo canovaccio certo, ma che ci portasse ancora una volta nei meandri della politica americana, così come ci ha abituato – evidentemente troppo bene – The West Wing. La politica invece rimane marginale, come un rumore di fondo, mentre la storia prende una piega più drammatica ed oserei dire più scontata. Con il giovane e rampante Gosling, brillante addetto stampa del Governatore Morris candidato alle primarie democratiche e di conseguenza alla Casa Bianca, che viene sopraffatto dalla sua arroganza e per questo cacciato dalla campagna. Ma nel frattempo il buon Ryan ha fatto colpo su una stagista, la bella Molly, che dopo una notte insieme riceve una misteriosa telefonata. Il nostro Gosling, incuriosito, scopre per caso la relazione tra il Governatore Morris e la giovane stagista che crolla e confessa di aspettare un figlio.

Come viene sottolineato in uno dei pochi dialoghi decenti del film “come candidato alla presidenza puoi fare andare in bancarotta il tuo stato, dichiarare guerra, uccidere gente, ma non scoparti una stagista” ed in fondo è questo il succo del film, il ricatto del bel Gosling, vistosi fatto fuori per un suo sbaglio e rientrato al comando della campagna grazie al piccolo segreto di cui era a conoscenza.

A pensarci bene “Le idi di Marzo” è un titolo quanto mai azzeccato in quanto poi si tratta di un film di ricatti e vendette private, in cui si mostra come l’onestà, l’integrità, l’etica, sono solo parole prive di significato quando si tratta di fare i conti con un traguardo più grande, con l’orizzonte del Potere e che persino i candidati più integri, incorruttibili, se messi alle strette, con la previsione di perdere tutto ciò che avevano previsto per il loro futuro, devono scendere a compromessi per raggiungere i loro obiettivi.
Insomma, ci si aspettava molto di più, ci si aspettava un film da Oscar ma non credo che riuscirà a ottenere molti riconoscimenti, però a confronto con la programmazione attuale è davvero grasso che cola e quindi tutto sommato è un film che bisogna vedere se piace il genere.



Lasciatemi dire due cose infine su Ryan Gosling, sì, ancora lui, abbiate pazienza, ma è evidentemente uno dei più quotati candidati per il Migliore Attore Protagonista ai prossimi Academy Awards, non tanto per questo film quanto per Drive, un piccolo gioiellino di cui non sa quasi niente nessuno visto che non è stato praticamente programmato nelle sale italiane ma di cui mi riprometto di parlare perché ne vale veramente la pena di andarselo a vedere.

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