Le biografie sono sempre argomento difficile da trattare,
poi più i nomi sono “importanti” più si rischia di essere fraintesi, di non
cogliere nel segno, di raccontare il tutto con un interpretazione personale
piuttosto che riportare esattamente i fatti come sono accaduti. Molto dipende
anche da chi le racconta le storie, da come le racconta, da cosa si vuole
mettere in risalto, da cosa si vuole lasciare appena accennato.
Clint Eastwood è un bravo regista, un lavoratore
instancabile, da un film l’anno circa, ma non sempre riesce a cogliere nel
segno. Le sue storie, alla fine, hanno tutte quella malinconia dell’anziano che
racconta la sua vita, da “Flags of Our Fathers” a “Gran Torino”, in quasi tutte
le sue pellicole c’è questa sensazione che appesantisce la visione e che, suo
malgrado, in molti casi, la rende noiosa.
E così si privilegia narrare il difficile rapporto tra il
giovane J. Edgar Hoover e le donne, a causa di una madre-padrona che lo
condizionerà in ogni scelta della sua vita, persino poi a quella di preferire
gli uomini alle donne quasi come un affronto ai suoi rigidi diktat. L’unica
altra donna della sua vita sarà Helen Gandy, che inizialmente lui corteggia ma
senza speranza e così la “promuoverà” a sua segretaria personale e sarà proprio
in quel ruolo che lei lo accompagnerà fino alla fine dei suo giorni. La storia
prosegue narrando alcuni de più famosi casi di cronaca della storia americana,
come la tragica scomparsa del piccolo Lindberg, ma al contempo si continua a parlare
del rapporto, che via via si farà sempre più stretto, tra J. Edgar e il suo
vice Clyde Tolson che inizierà come semplice collaborazione personale per
trasformarsi poi, con il passare del tempo in vero e proprio amore.
Lo ripeto, non si può parlare di un brutto film, anche
perché non si renderebbe il merito dovuto al cast con il sempre ottimo Leo di
Caprio e la sempre immensa Judi Dench, ma come ho già detto ci troviamo di
fronte ad un qualcosa di molto delicato da giudicare. Probabilmente le quasi
due ore e venti sarebbero potute persino essere giustificate con un ritmo
adeguato, molto più veloce, ma il ritmo, ce ne siamo accorti, non è il punto di
forza dei film di Eastwood.
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