venerdì 31 agosto 2012

God Bless America

È come uno di quei sogni perversi che ogni tanto facciamo, è qualcosa di diverso dal solito, inusuale, inaspettato. Mi ci sono imbattuto quasi per caso, ho viso il trailer, questo qui



e mi sono detto: “questo è un capolavoro”.


Non è stato nemmeno facile da trovare, dopo averlo visto penso che sia anche una cosa abbastanza comprensibile, visto quello che succede ogni due per tre negli States e visto che alcune scene sembrano la tragica predizione di quello che è successo ad Aurora.

Stiamo parlando di qualcosa di tremendamente esagerato, ingiustificabile, assolutamente sbagliato nei modi e nelle azioni, ma tragicamente lucido, tagliente e corrosivo nelle considerazioni, nell’analisi di quello che siamo oggi, anche noi europei, noi italiani non solo gli americani.
Le molte parti di azione si alternano a dialoghi carichi di realismo e disillusione, ma anche al più viscerale sarcasmo.

Lo ripeto perché non vorrei essere frainteso, è una pellicola che va presa con le molle proprio per il modo in cui tratta gli argomenti.

È una storia che non può avere un lieto fine, d’altronde non inizia nemmeno nella maniera migliore, una serie di notti insonni, un licenziamento, una diagnosi di cancro. Si potrebbe benissimo pensare che siano queste le cause scatenanti di una follia omicida, la frustrazione, il non avere più niente da perdere, la voglia di farla finita con tutto quello che non ci piace e che è sbagliato in questo mondo. Beh, forse sì, all’inizio è così. Ma se poi ti fa stare meglio? Se poi scopri che puoi avere una seconda possibilità e che tutto non sta finendo come ti hanno detto tu che fai? Molli tutto e sparisci o finisci quello che avevi cominciato?

È praticamente impossibile non riuscire ad immedesimarsi nei personaggi, perché almeno una volta ognuno di noi avrebbe voluto fare quello che Frank fa per tutta la durata del film, forse è difficile ammetterlo, per paura o per vergogna ma per tutta la durata del film non puoi che pensarla come lui, non puoi che essere d’accordo con lui. Chiaro che una cosa è condividere i ragionamenti un’altra è fare quello che fa lui, andarsene in giro ad ammazzare gente, solo perché “merita di morire”.

In Italia non credo sia nemmeno stato prodotto e non stento a crederne il motivo, anche se trovo più inquietante come queste pellicole vengano proprio dal paese dove stragi così ben rappresentate nel film accadono più spesso nella realtà.

Sarebbe stato molto più “digeribile” se fosse stata una pellicola europea, una visione del vecchio continente su come le cose vanno dall’altra parte dell’oceano, ma forse la forza e la grandezza di questo film sta proprio nel fatto che nasce e cresce nello stesso posto dove quelle cose accadono sul serio.

Gran parte del merito va dato ai protagonisti, Frank (Joel Murray) e Roxy (Tara Lynne Barr), due veri giganti,  soprattutto lei. Film presentato al Festival di Toronto l'anno scorso è praticamente introvabile, una di quelle pellicole che se la vuoi vedere devi andartela a cercare.

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