lunedì 3 settembre 2012

The Dark Knight Rises

C’è stato un momento, qualche mese fa, prima che il film uscisse nelle sale americane, in cui si inseguivano pettegolezzi, indiscrezioni, presunti spoiler sulla fine della trilogia di Batman. L’apice lo sì è raggiunto in questo preciso momento, al Late Show (al minuto 9.30 se non aveste voglia di vedere tutta l'intervista).



Uscirono persino articoli di giornale, tra l’indignato e l’irridente per la “colossale svista”, articoli puntualmente smentiti.

Per gustarsi appieno il terzo e ultimo episodio della trilogia di Christopher Nolan sarebbe meglio rivedersi i primi due visti i tanti rimandi, i tanti flash-back che vengono impiegati nella narrazione. Rispuntano fuori tanti personaggi dei due episodi precedenti (con l’ovvia assenza del Joker per cause di forza maggiore). Insomma, a Gotham dopo un lungo periodo di tranquillità, dovuta allo smantellamento delle più grandi reti malavitose, nessuno è più abituato ad avere paura, ci si è dimenticati della criminalità, persino la polizia non è più così efficiente, vista la drastica riduzione dei crimini.

Molte personalità ne hanno giovato da questo periodo di tranquillità, il sindaco è sempre lo stesso, e Gordon, un sempre ottimo Gary Oldmann, ora dirige la squadra investigativa, ma nonostante ciò è una figura mal vista dall’establishment politico della città che lo identifica ancora come un “eroe di guerra” e “in tempo di pace non servono gli eroi di guerra”.

Bruce Wayne intanto è sparito dalla vita pubblica, alle prese con un corpo non più in forma come una volta a causa delle mille battaglie e Batman con lui, inseguito dall’accusa dell’omicidio del compianto Harvey Dent. La Wayne Enterprises non naviga in acque migliori, con una serie di bilanci negativi causati da un grande progetto ideato dal suo presidente ma mai messo in atto.

Le cose però stanno per cambiare e sulla scena compare Bane, un mercenario dalla forza sovraumana, con una strana maschera che gli distorce la voce (quella italiana di Filippo Timi) il quale decide di andarsi a nascondere, per un primo momento, nelle fognature della città.

Apro solo una piccola parentesi sul doppiaggio italiano. Questa trilogia ha sempre avuto il merito di usare un attore del calibro di Claudio Santamaria perfettamente in sintonia con il personaggio ed in questo ultimo episodio per Bane è stato scelto Filippo Timi. Bane, come abbiamo detto, ha una voce modificata, quasi alla Darth Vader e con Timi al doppiaggio purtroppo non convince. Giudizio personale, ma sono curioso di sentire la voce in originale come suona per poter avere un confronto.

La storia scorre su binari paralleli, da un lato c’è la lotta di potere all’interno della Wayne Enterprises, dall’altra lo scontro (il primo) tra Bane e Batman, che è “costretto” a rientrare in scena visto che la polizia non è in grado di gestire l’emergenza. Il primo round si conclude con la sconfitta totale di Bruce Wayne e allo stesso tempo di Batman. Sconfitta economica (con la società sull’orlo della bancarotta) e fisica, con il primo scontro fisico che lo rende inoffensivo e sul filo della morte.


Perché in realtà è proprio questo il tema centrale della storia, la morte. Affrontare la paura della morte. Per Wayne/Batman questo non è mai stato un problema, anzi, dopo la morte dell’amata Rachel, la si è vista come l’unica prospettiva di sollievo. La morte come ultima e unica possibilità di espiazione del dolore.
Ma questa volta tutto ciò non può bastare, questa volta bisogna mettere in conto che Batman può morire; fino ad ora era un ipotesi che lui non aveva mai preso in considerazione, ma adesso è l’unico modo per poter risorgere dalle tenebre in cui è stato confinato.

Nel frattempo a Gotam City, Bane e i suoi hanno preso il potere, isolato la città dal resto del mondo ed allo stesso tempo posto la popolazione sotto la minaccia di una potentissima bomba atomica. Vige una specie di anarchia rivoluzionaria, dove i più poveri sono incoraggiati a rivoltarsi contro i più ricchi, a mettere a ferro e fuoco i quartieri residenziali. La polizia è ridotta all’impotenza ed è costretta a sopravvivere in forma clandestina. Molta critica ha visto in tutto questo un richiamo ai riots inglesi e al movimento di Occupy Wall St ma non credo sia un paragone corretto.

occupy Hathaway
Così ci si avvia ad un lungo finale, con la tensione che aumenta minuto dopo minuto ed un finale, un lieto fine, che forse si intuisce in un primo momento ma che poi si palesa in maniera evidente negli ultimi secondi.

Insomma, c’era da tirare le somme di una trilogia che aveva avuto nel suo secondo episodio l’apice del successo. Era praticamente impossibile ripetersi, pure per un fuoriclasse della portata di Christopher Nolan, ed in effetti questo ultimo capitolo rimane un gradino sotto all’eccellenza a cui ormai ci ha abituato. Gli ingredienti c’erano tutti, il cast perfetto (da Inception in poi evidentemente si è creato un ottimo gruppo di lavoro) con l’aggiunta di Anne Hataway nel ruolo di una Cat Woman che c’è e non c’è, appare e scompare, che non sempre convince ma che nel complesso del film è necessaria per far funzionare la storia. La sceneggiatura impeccabile sempre accompagnata da una colonna sonora potente e puntuale.


Alla fine si resta un po’ sospesi, da una parte lo spettacolo offerto delle scene d’azione, dall’altra la storia che finisce, ma forse, forse, lascia aperto qualche spiraglio di rivedere in futuro il Batman di Nolan sul grande schermo.

Ma soprattutto Fernet Branca.

1 commento:

  1. A mio avviso il doppiaggio di Bane è imbarazzante.
    Per tutta la durata del film non avevo idea di chi fosse, e una volta scoperto che si trattava di Filippo Timi, mi sono sorpreso; questo perchè lo considero un attore piuttosto bravo.

    Ennesima conferma però, che si deve fare sempre una distinzione tra la recitazione e l'espressività di viso e corpo, e la recitazione e l'espressività della voce. Non sempre vanno di pari passo. Questo ne è un esempio.

    Insopportabile, dalla prima battuta mi sono detto che dovevano aver chiamato il solito "talent", il solito personaggio della tv messo in mezzo ai doppiatori come spesso accade da una decina di anni a questa parte.
    Una recitazione patetica, sembrava un attore alle prime armi a cui viene richiesto di fare la voce da cattivo, intonazioni sempre uguali e frasi quasi cantilenate.

    Un'interpretazione veramente pessima.
    A contribuire al fastidio c'è il fatto che l'effetto dato dalla maschera di Bane nella versione italiana, non è lo stesso della versione inglese.
    In questa sembra quasi che parli attraverso un megafono, non solo per il livello del volume ma proprio per la qualità del suono.

    In inglese è diverso, e l'effetto risulta molto più interessante, più camuffato, complice anche l'accento "zingaro" che Tom Hardy ha utilizzato, come anche detto da lui in un'intervista.

    Detto ciò, a cui tenevo, dico questo: il film è veramente fantastico. Esaltante e intenso per tutta la sua durata.
    E il personaggio di Bane è uno dei migliori "cattivi" mai visti!

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