giovedì 3 giugno 2010

Letture/2

Piccola rubrica di letteratura senza pretese.





Di solito non c’è un filo conduttore che mi fa preferire un libro ad un altro, di solito vado a sensazioni.

La stessa sensazione che mi ha portato a leggere “Il bambino che leggeva il corano” di Ali Eteraz, scrittore e giornalista pakistano ma che è cresciuto in giro per il mondo tra gli Stati Uniti, il Medio Oriente e il Pakistan.

Quella descritta nel libro è la sua autobiografia, ma non è la solita autobiografia con date nomi di posti e di persone, cose che si è fatto, forse è più chiaro se dico che questo libro è tutto fuorchè un’autobiografia perché racconta di un epoca, racconta di culture.

Il protagonista, nella prima parte della sua vita si chiama Abir ul Islam (profumo dell’Islam) e la trascorre in Pakistan tra i racconti degli anziani che gli spiegano i fondamenti della sua religione e l’istruzione –più seria e rigorosa – del corano nelle madrasse.
Ad un certo punto della sua adolescenza è costretto a seguire la sua famiglia negli Stati Uniti perché il padre in Pakistan non riesce a trovare una buona occupazione.

Nei suoi primi anni in America –che non è ancora quella del post 11 settembre – vive attraversando gli stati meridionali, più conservatori e così, mentre la madre si avvicinava sempre di più alla religione, lui, per sentirsi maggiormente integrato decide di cambiare nome nel più comune Amir.

Quando però arriva all’università, a New York, riscopre la religione, il fondamentalismo, si fa chiamare Abu Bakr Ramaq e per avere una legittimazione ancora più ampia tra la comunità musulmana parte e ritorna in Pakistan, nei luoghi della sua infanzia per un viaggio che ha come unico scopo quello di approfondire la conoscenza della tua religione. Il viaggio però non mantiene le aspettative, anzi, da coloro che erano i suoi amici di infanzia viene trattato con diffidenza perché è americano ed è costretto – suo malgrado – a lasciare il paese e tornare a New York.

Nonostante la profonda delusione del viaggio al suo ritorno cambia di nuovo nome e si fa chiamare Amir ul Islam (principe dell’Islam). In questo periodo abbandona il fondamentalismo e cerca il contatto con le altre religioni, diventando presidente dell’Associazione degli Studenti Musulmani, una specie di imam anche se in realtà non segue scrupolosamente le regole della sua religione.

La storia, quella con la s maiuscola però prende una piega diversa, cominciano le prime stragi nel nome dell’Islam e il protagonista, disgustato nel vedere la sua religione, alla quale aveva dedicato gran parte della sua vita, veniva messa al servizio del fanatismo e dell’assassinio, cambia nome – per l’ultima volta – e diventa Ali Eteraz, si dedica all’attivismo e si reca in Medio Oriente per creare un nuovo movimento dedicato a spiegare che esisteva un Islam moderato, che si poteva relazionare con il resto del mondo.

Insomma, per chi è curioso di capire un’altra religione, un’altra cultura, questo libro è un ottimo bignamino in cui si analizzano molti aspetti per noi sconosciuti dell’Islam.

Nessun commento:

Posta un commento