lunedì 16 luglio 2012

Snow White and the Huntsman


Ci sono un paio di regole ferree che mi sono sempre imposto di rispettare, quei piccoli dogmi che ti aiutano a non fare cazzate ancora più grosse di quelle che sono uso fare ed alle quali non presto nemmeno più la minima attenzione. Una di queste regole riguarda il cinema e recita espressamente “non andare mai e dico mai a vedere un film di Tim Burton”.

Il vantaggio di questa regola è che spesso nei film del sopra citato Tim Burton c’è il suo amicone Jhonny Deep, altro personaggio che meriterebbe una regola tutta per lui, ma che posso far rientrare come comma aggiuntivo al dogma di qui sopra citato.










Bene, non sto qui a spiegarvi i motivi del mio profondo disgusto per questi due personaggi, ci avvilupperemmo in un thread senza fine in cui nessuno cambia idea e nel quale è probabile lo spargimento di sangue e fluidi corporei quindi preferisco soprassedere e andare oltre a raccontarvi di questo “nuovo” film.
Perché ho tradito la mia regola salvavita? Perché mi sono detto, “vabbè, sarà una tamarrata pazzesca, con una Biancaneve punk che spacca le tibie a tutti, poi c’è pure Chris Hemsworth, qualcosa devono combinare, non sarà la solita rilettura scontata di un classico di Walt Disney”.

E invece no.

Due ore di strazio che non sembravano aver fine, una storia scontata e noiosa, dialoghi senza senso logico – mi auguro che la causa sia solo la traduzione italiana ad aver fatto i soliti danni, ma qui veramente sarebbe un caso record – tra cui spicca un “tu sei figlia di tuo padre” che ha suscitato non poche risate (di commiserazione immagino) in sala. Pensavo fosse un mio problema – quello di seguire con attenzione i dialoghi – frutto della malattia ormai conosciuta come “se non è un dialogo di Sorkin mi fa cagare”, ma fortunatamente mi sono accorto che non era così. Erano proprio i dialoghi ad essere scritti alla cazzo, anche perché fare di Biancaneve un film muto era troppo forse anche per Tim Burton.

C’è da dire che la maggior parte del pubblico presente poteva tranquillamente essere così identificato: 45% ragazzine venute solo per vedere Kirsten Stewart e quindi pazze impallinate di Twilight, altro 45% di ultras di Tim Burton, venuti come sempre a vedere qualsiasi roba che abbia il suo nome scritto sulla locandina e un 10% tra cui mi metto anche io, capitato li per caso, un po’ per la curiosità e un po’ perché andare a rivedere c in 3D era come darsi delle bottigliate nelle palle.

Thor, ma con l'ascia
Quello che mi sorprende ogni volta dei film di Burton è la sua capacità di riuscire a tirare dentro dei colossi come Bob Hoskins, Ian McShane e la sempre magnifica Charlize Theron (una spanna sopra tutti per recitazione) per poi uscirsene con prodotti veramente scadenti e al limite dell’assurdo. Immagino che c’entri in maniera sostanziale il compenso derivante da un quasi sempre sicuro successo al box-office di queste pellicole.
FAP FAP FAP FAP FAP FAP FAP FAP

E così, come dicevo prima, mi aspettavo una cosa del genere “when in trouble, go big” con una Biancaneve metallara, con il coltello in mezzo ai denti, pronta a combattere con mostri, pipistrelli, folletti e troll e invece, appena ha l’occasione, davanti al troll incazzato, sgrana gli occhioni e ammansisce la bestia che se ne torna al suo posto come se niente fosse. E poi i sette nani di una tristezza sconfinata che la portano in una specie di bosco incantato con fatine, scoiattolini, uccellini, farfalline, roba da far cadere le braccia insomma.
anche lei ha visto il film
L’ultima cosa mi preme dirla sulla scenografia. Se conoscete Game of Thrones non potrete fare a meno di notare alcune evidenti affinità tra il castello della regina cattiva (quello che era prima del padre di Biancaneve) e King’s Landing, sia per location e forma, sia per evidenti somiglianze della sala del trono con le imponenti colonne ricoperte da piante rampicanti, molto simili a quelle che ritroviamo nella saga della HBO. Altre somiglianze le ritroviamo nell’altro castello che ci viene mostrato, quello del Duca di Hammond e Winterfell, anche in questo caso sia per la collocazione geografica sia perché ci viene mostrato quasi sempre in inverno accentuandone ancora di più le somiglianze.

Anche l’assalto finale è qualcosa di già visto, con i cavalieri al galoppo sulla spiaggia alla carica del castello da espugnare, mi ha ricordato un po’ la Blackwater battle e un po’ la battaglia conclusiva del Robin Hood di Ridley Scott.,

Insomma, che questa serata mi serva da lezione. Se ti dai delle regole rispettale, eviterai due ore di noia.

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