giovedì 21 ottobre 2010

Mar 3, 2013

Non ricordo nemmeno più da quanto tempo sto camminando. Ormai le mie scarpe non ce la fanno più. La suola è talmente usurata che cominciano ad aprirsi i primi buchi così la mia prima preoccupazione è quella di tenere i piedi asciutti. E' strano come cose così semplici come le scarpe ora diventino così importanti. Ne sto cercando un nuovo paio ma non è facile trovane uno della giusta misura. Non che ci sia questa grande scelta. Ormai non ci si può più permettere il lusso di scegliere, bisogna arrangiarsi con quello che si trova.


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Finalmente ho raggiunto C. o quello che ne resta. Non mi fido ad attraversare le grandi città, non sai mai quello che puoi trovare e ora non è il momento adatto per le sorprese. Sto cercando di seguire le strade principali, quelle che ricordo, perciò sono costretto ad attraversare alcuni centri abitati e C. è uno di questi. Si vede del fumo alzarsi da qualche parte all'interno, forse dovrei cercare di attraversare da un'altra parte. Da quando si è capito che nessuno ci avrebbe aiutato dopo tutto quello che è successo, la gente, tutti insomma, si sono trasformati, ci siamo trasformati. Si è capito che ci si doveva arrangiare da soli e sopravvivere. Ad ogni costo. E' strano come ti puoi abituare subito alle situazioni più estreme. A volte mi fermo a pensare da quanto tempo non mangio, ora al massimo è una volta al giorno, quando va bene. Eppure non sono stanco, non troppo insomma.

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Di quelli che prima erano negozi ora rimangono solo cumuli di macerie, quei pochi rimasti in piedi li ha utilizzati qualcuno come primo rifugio ma ora sono solo stanze vuote, piene di tutto un po'. Nonostante tutto una buona parte degli edifici qui è rimasta in piedi. Tra loro ne riconosco ancora qualcuno in cui avevo lavorato quando avevo appena iniziato. 

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