lunedì 14 marzo 2011

Questioni di stringente attualità

Quando si guarda a tragedie come quelle che coinvolgono in questi giorni intere nazioni come il Giappone spesso ci si lascia trasportare dall’emotività e dalla sensazionalizzazione degli eventi. Quello su cui mi interessa focalizzare l’attenzione è la questione atomica nel nostro paese, visto che ormai tutti dicono la loro mi permetto anche io di lasciare scritto come la penso.

Prima di entrare nello specifico vorrei fare presente ancora come una volta di più l’estrema polarizzazione voluta e creata dalle classi politiche non permetta un serio e pacato dibattito anche su questioni fondamentali come queste perché ogni tentativo si riduce a “Quando c’eravate voi al governo..”  rinfacciate da una parte all’altra. Sono sempre più convinto che in tutte le grandi questioni che si possono affrontare la verità, se ne esiste una, è sempre un po’ più complicata di come cercano di farcela vedere chiunque si proponga come “portavoce” di qualcosa, perché intanto “la gente non capirebbe, meglio parlarne più terra-terra possibile, nel modo più semplice possibile, che intanto non serve entrare nello specifico, sennò poi finisce che si stufano e cambiano canale”.

In effetti le cose, spiegate in un certo modo, come andrebbe fatto, possono risultare noiose, ma d’altronde ci hanno abituato diversamente quindi pure io adesso sto facendo la figura del trombone tronfio che crede di diffondere il sapere alle folle.

Ma tornando alla questione principale, ovvero il nucleare in Italia, devo ammettere che più passano i giorni più cresce in me la convinzione che oggi, nel 2011, cominciare a costruire da zero centrali per le quali serviranno come minimo altri 8-10 anni prima che entrino in funzione, non sia una buona idea. Intendiamoci, non sono “contro” il nucleare e la mia posizione non vuole essere strumentale come quella di certe opposizioni, dico soltanto che siamo arrivati tardi, abbiamo perso il treno. Bon.

Non serve farci tragedie sopra, nell’87 si è deciso così, pace. A questo punto forse sarebbe meglio pensare ad altro, ad altre fonti di energia e spendere in quelle i soldi – tanti – destinati alle centrali italiane. Non vorrei semplificare troppo, anche perché altrimenti mi contraddirei clamorosamente, ma credo che sia solo una questione di buonsenso.

Ci ritroviamo a pagare gli errori commessi nel passato, ancora una volta. Facciamocene una ragione. Invece di arrancare dietro l’idea di un radioso futuro nucleare quanto mai incerto visto come vanno le cose con le cosiddette “grandi opere” perché non sfruttare l’occasione per fare qualcosa di innovativo, di veramente diverso, per voltare pagina?

Ridurre ad un mero conflitto politico anche un argomento come questo dimostra ancora una volta l’inadeguatezza della nostra classe dirigente.

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