mercoledì 2 novembre 2011

I viaggi del penultimo minuto - Part two -


(segue da qui) Dove eravamo rimasti? Ah sì, al quarto giorno in terra danese, terra bagnata e ventosa tra l’altro, sì sì, è la stagione, è ottobre, va bene, ma non vorrei tornare sull’argomento meteo che altrimenti poi non se ne uscirebbe più vivi.
Amsterdam quindi. 

Prima di partire avevo cercato qualcosa sul web, così, per farmi un’idea e non avevo ricevuto dei feed molto positivi così ero stato io in prima persona ad affossare l’idea di una otto giorni in terra olandese appoggiando con maggior vigore la soluzione danese.
La realtà dei fatti però mi ha fatto piacevolmente ricredere, Amsterdam è un posto imprevedibile, non saprei nemmeno come descriverlo a parole, è una città molto bella a dispetto di quanto si senta dire e poi, quello che più conta, ci si diverte, tanto.

Amsterdam è un grande circo a cielo aperto, nelle vie principali c’è sempre gente, di ogni nazionalità, noi italiani sembriamo sempre la maggioranza, ma probabilmente è perché facciamo sempre di tutto per farci riconoscere, si può incontrare ogni tipo di persona e il bello è che dopo un po’ non ci si fa nemmeno più caso.
Anche qui pioggia, intermittente ma continua, non vi dico la gioia. Per chi è abituato ai portici e alle comodità italiane e vuole andare in questi posti vi si consiglia fortemente di dotarvi di ombrellino d’ordinanza se ve ne volete rimanere con qualcosa di asciutto addosso.

Considerando il poco tempo a disposizione per girare a fondo la città ci siamo limitati alle zone più conosciute, il Red Light District e il Leidseplein, dove tra l’altro risiedevamo.
Il Leidseplein è il quartiere dove si trovano tutti i locali notturni, la gran parte dei ristoranti per turisti e qualche ostello, come il nostro, gestito da armeni o turchi o arabi, non so bene, brave persone comunque. Il problema è che siamo arrivati il lunedì sera e dovevamo tornare a casa il giovedì quindi non abbiamo potuto apprezzare appieno le attrazioni che poteva offrire la zona nel fine settimana di cui abbiamo sentito narrare storie leggendarie.

Sul Red Light District, RLD per comodità, si può dire tutto il bene o tutto il male che si vuole, lo si può considerare il posto della depravazione e del peccato o lo si può vedere come un attrazione turistica come un’altra. Anche io all’inizio pensavo che fosse pieno di ragazzotti di 20-30 anni con l’ormone in fibrillo che seguivano la luce rossa dei neon che segnalano le vetrine delle ragazze ed è così, ma non solo, voglio dire che non ci sono solo i giovani arrapati, ma pure coppie di anziani signori che passeggiano tranquillamente nelle strette viuzze esaminando pure loro ogni vetrina e poi gruppi di manager o presunti tali vestiti di tutto punto a ridere e sghignazzare, ma anche ragazze, come quella coppia di ragazze spagnole che abbiamo incrociato mentre usciva da una vetrina e che dopo pochi metri si infilava dentro ad un’altra, insomma c’è il mondo intero, ogni varietà di essere umano la potete tranquillamente trovare li. A me tutta questa situazione faceva ridere tantissimo, non so, mi metteva di buon umore perché non c’è quella cappa di moralismo, di peccato che ti fa sentire in colpa per quello che stai facendo, li è tutto molto naturale, è una consuetudine, per cui perché preoccuparsi. Ma come ben sapete non di sola carne vive l’uomo e allora qui (ma non solo qui) si possono trovare i famosi coffee-shop nei quali basta aspirare qualche boccata di fumo passivo dalle entrate per capire quello che si può fare all’interno, ma poi innumerevoli sexy-shop e teatri in cui poter assistere a spettacoli a luci rosse (sempre per rimanere in tema) e nei quali c’era continuamente una fila interminabile nonostante il prezzo del biglietto, intorno ai quaranta euri se non ricordo male.

A noi italiani ci riconoscono subito, ovunque andiamo, ad Amsterdam te lo dicono ancora prima che tu abbia aperto la bocca per dire qualcosa, così pure loro poi cominciano a parlarti in italiano, che credo sia ormai la loro terza o quarta lingua ufficiale e ti ritrovi abbracciato a farti fotografare con baristi alti più di due metri con dei draghi tatuati sulla testa.

Poi se vuoi visitare la città non c’è niente di meglio della bicicletta, ma considerata l’elevata quantità di binari dei tram e le condizioni atmosferiche abbiamo saggiamente rinunciato a questa opzione per un più comodo spostamento con i tram che attraversano tutta la città nelle vie più importanti.
Amsterdam garantisce un bel soggiorno sia ai radical-chic che possono andare a visitare i parchi, lo zoo, il museo di Van Gogh e la casa di Anna Frank, oppure consente il soggiorno più svaccato agli scappati di casa come il sottoscritto che si rintanano nelle bettole più infamanti per uscirne soltanto la sera.

In ogni caso ne vale veramente il prezzo del biglietto, quello dell’aereo intendo.

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