Arrivo tardi anche qui. Sì,
insomma, ci ho messo un po’ per vederlo. Non perché avessi pregiudizi ma
semplicemente per la mia solita e ormai credo incurabile pigrizia, quindi
fatevene una ragione; è successo e continuerà a succedere, sempre più spesso mi
sa.
Si decide così, quasi per caso,
di inscenare una produzione di un film di fantascienza che deve essere girato
in una località esotica, Teheran appunto e di far passare i “fuggitivi” come il
cast tecnico, ovvero regista, produttore, sceneggiatore e così via.
Ora non mi dilungo a raccontare
la storia che poi magari qualcuno ancora non l’ha visto e come al solito si
mette a mugugnare che ho fatto spoiler.
Quindi mi limiterò a qualche
considerazione generale. Il film nel complesso non è male, è girato molto bene,
ma arrivati alla fine, sui titoli di coda, non ti lascia quella sensazione di
completa soddisfazione. Con il cast a disposizione si poteva fare molto di più,
da Brian Cranston (questa volta pettinato in modo decente e non come in Total
Recall) ma soprattutto la coppia Alan Arkin e John Goodman. Ben Affleck è il solito, fa il suo, le
espressioni sono quelle, non gli si può chiedere di cambiare dopo una vita di
faccine così.
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l'intensitudine |
Molto meglio la regia. In questo caso decisamente non da Oscar,
ma sì sa, quelli sono premi in cui raramente vince il migliore, quindi è bene
aspettarsi di tutto considerando anche il Globe appena vinto.
Spiace che qualche riconoscimento
in più non sia andato a “The Town” vero capolavoro di Ben Affleck, ma ormai è
storia vecchia. Quest’anno c’è “La vita di Pi” a rubare la scena, quindi
prepariamoci.
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